Per non dimenticare, mai un minuto dedicato al nostro ex Vicesindaco. NON UCCIDIAMOLO UNA SECONDA VOLTA! Ho chiesto ufficialmente all'Amministrazione Comunale di Villa San Giovanni guidata dal Sindaco Antonio Messina di ricordare un uomo di grandi virtu', non solo nei giorni del meeting antimafia di “Ammazzateci Tutti” “Legalitalia” che si svolge nel periodo estivo a Cannitello ma anche con una dedica che restera' per sempre nella nostra memoria. Attualmente esiste un'aula magna(come mi riferisce la mia amica Francesca) e una via in memoria del Prof. Giovanni Trecroci, con il massimo rispetto per tutte le altre vie, ma il professore merita molto di piu'. Una storia che duole al cuore!
Vi ricordo la brutale azione da parte della n'drangheta nei confronti del nostro Vicesindaco Trecroci, purtroppo lo ricordo vagamente, allora avevo solo 12 anni. Mi scuso con i familiari, desidero che non resti solo un ricordo, ma un esempio di civilta' che Tutti sentiamo il bisogno e che Tutti tieniamo dentro per ovvi motivi. Ciao caro Vicesindaco, Il tuo ricordo e' vago nella mia mente ma mi sento in dovere di esternarlo dal mio cuore per una Terra che merita piu' rispetto.
Era il 7 Febbraio 1990 Villa San Giovanni (RC) di Enzo Laganà La Stampa del 9 Febbraio
A Villa S. Giovanni, dopo il Consiglio comunale
La mafia degli appalti e delle tangenti non vuole ostacoli. Per questo alza il tiro. La notte scorsa a Villa San Giovanni è stato ucciso il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici. Gli inquirenti indicano nell'attività amministrativa della vittima il movente del delitto. Giovanni Trecroci aveva 46 anni. Nativo della provincia di Cosenza, si era trasferito con la famiglia da ragazzo a Villa San Giovanni, dove da molti anni svolgeva attività politica per la democrazia cristiana, divenendo consigliere comunale nel 1977 e assessore ai Lavori pubblici nel 1985, carica alla quale era stato confermato dopo le elezioni dell'88 con il varo di una maggioranza dc, psi e pri (23 su 30 consiglieri). Ma l'attività politica e amministrativa non erano per Trecroci una professione. Di estrazione borghese, aveva scelto gli studi in lettere e attualmente insegnava nella scuola media di Santa Eufemia d'Aspromonte. Qualche tempo fa era stato anche giudice popolare in un processo contro la 'ndrangheta. Da quando si era sposato con Annamaria Cassone, 31 anni (la donna è in attesa di un secondo figlio), viveva nella piccola frazione di Cannitello, proprio all'imbocco dello Stretto di Messina. E davanti casa il killer — se uno era — lo ha atteso e ucciso l'altro ieri sera intorno alle 23,30. Il vicesindaco aveva da poco lasciato la sede municipale, dove si era tenuta una lunga seduta del consiglio. Il sindaco Domenico Aragona aveva aggiornato a sabato la seduta per la trattazione degli altri provvedimenti. Dopo i saluti con colleghi di giunta e di consiglio, con collaboratori e cittadini che avevano atteso la conclusione dei lavori, Trecroci era salito sulla sua vecchia Bmw e in dieci minuti aveva raggiunto Cannitello. L'assassino lo ha sorpreso mentre chiudeva lo sportello e gli ha esploso cinque colpi con una calibro 9 alla testa, da distanza ravvicinata. Poi l'arma pare si sia inceppata, come dimostrerebbero i due proiettili inesplosi trovati sul posto. Forse l'uso di un silenziatore, forse il passaggio di un treno (la linea ferrata scorre immediatamente a ridosso della fila di case che si snodano sulla costa), ha coperto il rumore degli spari. E' stato il cognato del Trecroci, Vincenzo Cassone, 25 anni, che, rincasando, ha scorto il cadavere accanto alla Bmw. Sul movente pochi dubbi. Trecroci era un amministratore intransigente. A quel posto di assessore da cinque anni doveva gestire decine di miliardi. L'impegno più vicino riguardava gli ormai prossimi lavori per la metanizzazione di Villa San Giovanni e di altri dodici comuni limitrofi, per una spesa di 29 miliardi; ma già si guardava a quelli ancora più ricchi che interessano il potenziamento degli approdi navali per l'attraversamento dello Stretto. Proprio il 19 dicembre scorso i sindaci di Messina, Reggio e Villa hanno siglato un accordo di programma per 250 miliardi. E' probabile, a detta degli inquirenti, che Trecroci non abbia voluto subire o accettare condizionamenti di chi vuole mettere le mani su questi appalti. Per questo gli inquirenti stanno passando al setaccio tutte le pratiche che in questi ultimi anni sono finite sulla scrivania del vicesindaco.